sábado, outubro 21, 2006

marulhar


o marulhar na concha
é tua voz em meu ouvido
melodia que se espraia
lenta, ao infinito:
eternidade.


(1991)

la battaglia












Si, io sono d’accordo che i confronti di solito sono immorali. Però affermo anche, per conoscenza propria, che in alcuni casi possono essere l’unica soluzione per garantire la sopravivenza nelle situazioni estreme. Addirittura, è stato questo il caso di una storia che è successa nella mia cittadina durante l’ultima guerra.
In quell’epoca, ero solo un ragazzino felice cui piaceva fare delle lunghe camminate sulle campine, avendo il mio cane come compagno. Il paese dove io abitavo, dominato dalla bellissima serra di U., era minuscolo: soltanto due decine di famiglie vivevano lì. La maggioranza degli uomini e donne lavorava la terra intorno, fino al margine di un piccolo e traslucido fiume.
Un giorno, intanto, la nostra tranquillità quasi immobile è stata rotta con l’arrivo inaspettato di un gruppo di trenta partigiani fascisti. Loro hanno occupato il rione centrale di S., dove abitavano i pochi commercianti del luogo. Dei manifesti sono stati fissati dai partigiani sulle porte dei negozi, in cui si leggeva una sola frase: “Fuori ebbrei!”
Per gli abitanti di S., chi avevano buoni rapporti con le cinque famiglie israelite che vivevano tra loro da tanto tempo, questi manifesti sembravano assurdi. Inoltre, in un senso pratico, significavano anche un inconveniente, se i negozi fossero chiusi: dove le donne avrebbero comprato dei tessuti per fare la roba della famiglia e della casa? Dove gli uomini avrebbero comprato delle ferramente per piallare e arare la terra? Delle bevande per commemorare la raccolta?
No, non avrebbero potuto essere così ingrati verso i loro amici ebbrei, permettendo che i fascisti sfollassero le loro abitazioni e – peggiore di questo – ammazzassero i loro proprietari, come indicava la situazione politica nazionale e europea. Antonio, il figlio primogenito del mio padrino, era stato a Roma qualche mese prima e aveva sentito alcune storie terribili sulla esistenza dei campi di concentramento in Germania e altri paesi europei, a dove mandavano gli ebbrei e qualsiasi persona che i nazisti e i fascisti consideravano inconvenienti.
Due settimane dopo l’arrivo dei partigiani, niente diverso era successo: gli ebbrei continuavano a vivere nelle loro abitazioni, sebbene non potressero uscire di casa per ordine del capo dei forestieri. Costui, un uomo grande, con il viso rosso a causa della bibita, aveva fatto del unico albergo del luogo il quartiere dei fascisti. Questi passavano tutto il tempo ubriacandosi e minacciando d’uccidere gli ebbrei. Ma, alla fine di quel giorno, un partigiano moltissimo ubriaco aveva scaricato la sua arma da fuoco contro il mio cane. Mio padre, che aveva visto tutta la scena, ha deciso di reunirsi segretamente con tutti gli uomini del paese.
Siccome io ero solo un bambino, non ho potuto partecipare delle reunioni segrete, ogni volta fatta in una casa diversa e con la presenza di pochi uomini, di modo a non attirare l’attenzione dei fascisti. Altre due settimane sono passate quando io, sentendo ancora una grande mancanza del mio amato cane, sono andato a una piccola polveriera nella campina, abbandonata da molto tempo, per fare un pisolino sulla soave paglia di un vecchio pollaio senza uso.
Però, sono stato sorpreso per quello che ho scoperto sotto una grande pezza di panno: una centinaia di armi da fuoco c’erano state nascoste da qualcuno, anche delle munizioni sufficienti per una vera battaglia campale. Sono ritornato a casa mia in una corsa disordinata. Quando ci sono arrivato, mia madre pareva molto preoccupata, camminava nervosamente da un lato all’altro.
La sera, mio padre è arrivato a casa dopo la giornata di lavoro. Alla tavola da pranzo, lui pareva modificato, differente da quell’uomo vivace e sorridente che io conoscevo finora. In quel momento, il suo viso aveva un’aria grave e lui guardava mia madre insistentemente senza dire nulla. Subitamente, abbiamo sentito un rumore fuori casa. Mio padre si è alzato dal suo posto alla tavola e ha abbracciato mia madre che cominciava a piangere silenziosamente. Dopo, lui ha girato intorno la tavola per abbracciarmi anche. Senza una parola, lui è partito. Fuori casa, i rumori dei passi pesanti di mio padre e dei suoi compagni si allontanavano rapidamente. Mi pareva, in quello stesso istante, che il mio cuore sarebbe esploso di tanta paura.
Durante tutta la notte, la piazza centrale di S. è diventata un front di guerra. Gli abitanti locali sono andati all’albergo, dove hanno fatto un’esigenza ai partigiani: che partissero dalla nostra cittadina immediatamente. Davanti alla negazione della loro domanda dalla parte del capo dei forestieri, nostri uomini hanno cominciato la battaglia contro i fascisti. La mattina, la notizia è arrivata alle donne, bambini e vecchi che avevano aspettato la fine del confronto in completo silenzio nell’oscurità e nel freddo del fondo del valle di U: il paese era totalmente netto dagli invasori. La vittoria, intanto, è stata parziale: abbiamo perduto otto dei nostri combattenti (due erano ebbrei) e altri tanti sono stati feriti e anche mutilati durante la battaglia, Antonio tra loro. Ma quello che importava allora era soltanto che la vita della nostra gente e della nostra cittadina poteva essere finalmente riordinata.
(settembre 2006)

terça-feira, outubro 10, 2006

Estações


estações
vermelho contra o azul
agulhas de fogo no céu
outono ardente

flashes de cores na manhã
brilho vertical e metálico
obra-prima vera

estufa de carnes nuas
ruas cheias, tempo suspenso
sem alarde verão

a lua cresce e congela
a neblina envolve a noite
o dia inverno dissipa
(1991)